Canto Gregoriano
“Lodate il Signore…
…cantate inni al suo nome”
(Sal. 135, 3)
I numerosi visitatori che passano a Monte Oliveto sono spesso attirati dal canto gregoriano dei monaci: un canto che fa vibrare l’inesprimibile, desta la nostalgia di Dio e dei valori dello spirito, pacifica e tonifica la mente e il cuore.
Il canto gregoriano, che oggi più che mai affascina credenti e non credenti, risale alla Chiesa delle origini. Tradizionalmente si è attribuito al Papa S.Gregorio Magno (†604) la creazione e la riordinazione del repertorio liturgico, e per questo dal suo nome sarà coniato l’appellativo di «gregoriano».
Dall’VIII al XIII secolo scorre l’epoca d’oro dell’interpretazione del canto gregoriano e, dopo un periodo di parziale oblio e di alterazioni, nel XIX secolo sarà restaurato nella sua primitiva purezza grazie agli sforzi dell’Abate Guéranger e dei suoi monaci di Solesmes (Francia). Il Concilio Vaticano II lo ha riconosciuto come «proprio della liturgia romana», raccomandandone il posto principale nelle azioni liturgiche.
Lo stile del canto gregoriano è unicamente modale, e questo spiega la sua ineguagliabile suggestione spirituale che afferra chi lo canta e lo ascolta. Antoine de Saint-Exupery ha scritto: «In fondo non c’è che un problema: far piovere sugli uomini qualcosa che assomigli al canto gregoriano».
A Monte Oliveto, come in tanti altri monasteri benedettini, viene usato integralmente nella Messa conventuale, ai Vespri, alla Compieta e, in parte, alle Lodi.